domenica 14 gennaio 2018

Una tragedia al femminile sul Pik Lenin

L'idea  che i lettori della nostra biblioteca ci aiutino a tenerci informati sui volumi della nostra biblioteca è subito piaciuta. Dopo che Federico ci ha presentato tre nuovi libri appena arrivati, Arturo Pellegrini mi ha inviato un suo contributo su un libro che, evidentemente, lo ha molto colpito. Vi lascio al suo commento di Qui Elja mi sentire? Otto donne sul Pik Lenin

Ho letto molti libri della nostra biblioteca, soprattutto quelli della recente collana Montagna Leggendaria del Corriere della Sera che raccoglie il meglio degli autori contemporanei. Soprattutto amo leggere i racconti degli alpinisti che ci descrivono e ci fanno vivere le loro avventure e le loro imprese. Spesso queste storie ci raccontano anche di tragedie e disgrazie che purtroppo spesso avvengono in ambiente di alta montagna. Questi racconti sono crudi ed agghiaccianti, ma è interessante anche rendersi conto di come certe cose possano avvenire; è avvincente scoprire le motivazioni che portano molti alpinisti a rischiare la pelle in ambienti particolarmente ostili e pericolosi per raggiungere una vetta o comunque un obbiettivo anelato e inseguito da una vita.
Tra questo tipo di letture mi ha particolarmente colpito Qui Elja mi sentite? Otto donne sul Pik Lenin di Linda Cottino. L’autrice, giornalista e scrittrice, ci racconta una tragedia avvenuta nel 1974 che ha visto coinvolta una cordata di otto donne, alpiniste sovietiche, coinvolte nello stesso destino. Il loro obiettivo era la traversata est-ovest del Pik Lenin, una delle più alte montagne del Pamir.
Elvira Shataeva dello Spartak Club di Mosca, svezzata tra i rigori gerarchici dell'alpinismo sovietico, dovrà condurre le compagne sulle atmosfere rarefatte dei settemila, mentre dal campo base si puntano i cannocchiali sulla montagna e alla radio sono dettati ordini e informazioni. I giorni passano, tutto sembra andare per il meglio, finché il meccanismo si inceppa a causa di qualche ritardo, dovuto ad un malore di una delle ragazze, e sopravviene il maltempo che blocca le ragazze poco sotto la vetta, dopo averla conquistata. Seguono lunghe e terribili ore; le ragazze nella tremenda tempesta che sopravviene non possono neanche raggiungere le tende del campo più alto, possono solo accucciarsi le une alle altre nella neve, attendendo qualche soccorso che non arriverà mai, fino alla tragedia finale.
La vicenda fu tenuta nascosta per quanto possibile dalla riservatezza dell’alpinismo sovietico di quegli anni. L’autrice, dopo aver visitato per caso dopo 30 anni le tombe delle alpiniste russe, si interessa alla vicenda. Partendo da lontani ricordi di pochi testimoni e dopo lunghe ricerche negli archivi di Mosca l’ha recentemente ricostruita e assemblata in una successione di quadri distinti. Ne vien fuori un’appassionante vicenda, scritta 'in soggettiva', che ci fa rivivere in diretta i tragici momenti di quella disgrazia. Struggenti le ultime comunicazioni radio tra il campo base e le alpiniste ormai morenti. Particolarmente toccanti le ultime pagine che raccontano gli ultimi attimi di vita delle ragazze. Un’emozione letteraria da vivere assolutamente. 

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