martedì 21 novembre 2017

Stili di comunicazione

Ritorno brevemente sulla serata dedicata a Massimo Mila per fare alcune considerazioni, in parte condivise con i soci e amici che erano presenti.
La partecipazione è stata inferiore ad altre serate. Vero, ma non è che fossimo proprio pochi, non eravamo certo al minimo. C’era in contemporanea la partita in casa del Frosinone e più di qualcuno ha preferito lo stadio. Probabilmente la serata non era molto accattivante. Non c’è dubbio che serate che raccontano di imprese spettacolari con relativa proiezione di immagini siano più attraenti per i nostri soci e simpatizzanti. Questa serata dedicata a Mila mi girava in testa da tempo e sono riuscita a realizzarla grazie all’apporto di Silvia e Nazzareno che hanno trattato il nostro personaggio da diversi punti di vista: le tre voci differenti hanno reso l’esposizione più varia. In conclusione, non mi sono certo pentito di aver portato avanti questa mia idea. I temi trattati, a volte impegnativi e mai banali, hanno richiesto attenzione e concentrazione, lo capisco da me. C’era bisogno di leggere alcuni passi e di rifletterci su per provare a illuminare almeno per un attimo le tante sfaccettature di questo intellettuale e alpinista. Penso però che ne sia valsa la pena.
Siamo ormai abituati a un tipo di comunicazione veloce e di impatto visivo: guardiamo sempre più spesso immagini sui social e leggiamo sempre meno articoli di fondo sui quotidiani. Il tempo necessario a leggere il giornale è diventato un lusso. È vero che a volte una fotografia ben fatta vale più di una lunga descrizione a parole, però è anche vero che quando a scrivere è una persona di grande spessore le parole possono indurci a buone riflessioni e suscitare emozioni profonde.
La rivoluzione del modo di comunicare si è compiuta in pochi anni, e non è detto che sia finita qui. La facilità di accesso ai mezzi di comunicazione ha aumentato a dismisura la quantità di parole dette e scritte e di immagini condivise ma ciò non implica necessariamente che apprendiamo più e meglio. È sempre la qualità dei messaggi e la capacità di chi li invia a dare un vero contenuto alla miriade di informazioni che ci arrivano. E allora è sempre necessario prendersi il tempo di leggere un buon libro anche se l’esercizio non è né facile né immediato.

Non amo i social e a volte non capisco perché tengo questo blog: cerco di farlo con parsimonia e con attenzione. Mi piace sempre questa battuta di Corrado Guzzanti che oltre quindici anni fa già ironizzava già sulla rapidità e inutilità dei nuovi mezzi di comunicazione


1 commento:

  1. Messaggio di Tonino Martino:
    Ciao non ero presente alla serata su Mila, personaggio che stimo molto come uomo di cultura e combattente partigiano, ma ero a 2000 km da Frosinone. Certo che se ci fosse stata una diretta su un social l'avrei seguita con piacere magari sarei anche intervenuto. Questo per dire che tutto può essere utile se se ne fa un buon uso. Certo che leggere un buon libro in solitaria è, di certo, il miglior modo di passare il tempo in compagnia della propria anima. Mi pare che tu ti chieda se vale la pena organizzare serate poco seguite, ma che tu, o altri, giudichino interessanti. La mia risposta è: perché no? Se è bella una sala piena, lo è anche un cenacolo di persone che, in quel momento, dividono interessi profondi. E poi, scusa un po' di cinismo, ma credo che le cose si fanno o per interesse o per piacere. ( solo raramente, per pochi fortunati, le due cose vanno insieme) Visto che la prima opzione è da escludere, che almeno uno possa fare cose che gli piacciono. Se poi l'iniziativa interessa, più che legittimamente, meno persone di altre, va bene lo stesso. Ce ne saranno pi più, o magari di meno, la volta successiva. Comunque grazie per l'impegno nelle attività della "Bibliocai"

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