lunedì 17 aprile 2017

Carmen Pellegrino e l'Appennino abbandonato

Stavolta parlo di Carmen Pellegrino, autrice di due libri, editi da Giunti, entrambi imperniati sul tema dell’abbandono: degli affetti, delle illusioni di una vita, ma soprattutto dei paesi di montagna del Cilento, sua terra natale. È appena uscito il suo secondo romanzo: Se mi tornassi questa sera accanto. Prima di addentrarmi in questo libro voglio accennare al suo primo libro, Cade la terra, che ha vinto il Premio Rapallo Carige opera prima e il Premio Selezione Campiello. L’ho letto un anno fa e avrei voluto perlomeno sfogliarlo di nuovo prima di scriverne; non l’ho fatto, quasi a dimostrare a me stesso che lo ricordo bene, che le storie dei suoi personaggi mi sono rimaste impresse. Estella, l’ultima abitante di un paese immaginario, richiama a sé le persone che vissero lì nel tempo che fu: ecco allora comparire queste figure eteree con le loro storie. Siamo in un paese di montagna abbandonato: sono storie di piccole miserie, di desideri incompresi e incompiuti; sono storie dolorose che ci riportano ad un mondo travolto e trascurato dal vorticoso cambiamento della nostra società. Estella, la protagonista del romanzo, vuole restituire un alito di vita, una speranza compassionevole ai protagonisti di queste storie dimenticate. Carmen Pellegrino ricostruisce così la memoria di un mondo abbandonato abbarbicato alle increspature dell’Appennino.
Dopo questa doverosa parentesi, torno al secondo romanzo che ho appena terminato di leggere. Anche Se mi tornassi questa sera accanto è ambientato in un paese dell’entroterra cilentano. Giosuè è legato in modo ancestrale a questa terra da cui non saprebbe separarsi per nessun motivo: qui, nel suo sogno utopico, dovrebbe realizzare una città ideale improntata alla giustizia sociale. Giosuè ha aderito al Partito Socialista quando ha visto le lacrime sincere di Sandro Pertini sulle macerie del terremoto del 1980 e si è illuso che questo ideale politico lo aiuterà a realizzare questa società perfetta ispirata al socialismo appenninico. Piega a questo ideale sua figlia Lulù quando lei è ancora bambina, costringendola a scelte non sue. Poi tutto gli si rivolta contro: il crollo del partito e di ogni ideale; la malattia di sua moglie Nora che non comunica più e vive una dimensione aliena; la decisione sofferta, straziante, di Lulù ormai adulta di lasciare il paese. Giosuè continua a credere al suo sogno anche se nulla è stato realizzato, anche se ormai la terra su cui doveva sorgere la sua utopica città è stata svenduta a ripetitori, discariche e pale eoliche. Non sa neanche più dov'è Lulù ma comincia a scriverle delle lettere che affiderà al fiume: lui saprà recapitargliele.
Non sono due romanzi di montagna, di certo non lo sono in senso stretto. Dobbiamo però considerare che l’abbandono dei borghi e il dissolvimento delle comunità appenniniche sono state un aspetto che ha segnato la storia delle montagne che ci sono vicine. I romanzi sono ambientati, seppure in modo immaginario, nel Cilento ma nulla ci impedisce di pensarli nel Molise più interno o nell'Abruzzo lontano dai centri turistici. Sono storie che ci riguardano. Perlomeno io, che non sono più giovane e che ho vissuto in un piccolo paese, le ho sentite vicine, mi hanno riaperto delle ferite che non erano ben cicatrizzate, le ho vissute con dolore. In un mondo realista sono storie amare che si chiudono con sentenze senza appello. Nella narrazione di Carmen Pellegrino trovano una loro soluzione. Estella, protagonista di Cade la terra, ha in serbo un dono per ognuno degli eterei invitati alla sua cena che li possa risarcire delle ingiustizie patite e della sorte avversa; Nora, seppure nel suo deliquio, partecipa a funerali di sconosciuti e promette ad ognuno quella parola, quel sentimento che la vita gli ha negato. Soltanto così l’Appennino abbandonato e i suoi abitanti potranno vivere la vita che meritavano.

Forse qualcuno mi rimprovererà perché comincio a percorrere orbite sempre più ampie sul tema montagna. Non posso negare che questa volta l’ho presa alla larga. Però l’idea di poter parlare in una nostra serata di questi due bei romanzi, magari in compagnia dell’autrice, non mi dispiacerebbe affatto. Sarà difficile però vorrei provarci, magari con l’aiuto del nostro caro Angelo.

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