domenica 26 marzo 2017

Ossimori e anagrammi di Silvia Petroni

Dedico ancora un post a Silvia Petroni, dopo la coinvolgente serata dello scorso 14 marzo durante la quale ci ha presentato la sua attività alpinistica e il suo libro Il vuoto tra gli atomi. Se non l'avete ancora fatto, potete leggere i primi due post qui sotto. 
Nei giorni scorsi ho riparlato spesso con gli amici che ho avuto modo di incontrare dell'incontro con Silvia e abbiamo usato tutti gli aggettivi possibili, qualcuno anche roboante, nello scambiarci i nostri entusiastici commenti. Rita ha riassunto così il suo pensiero: “La serata è stata ricca di stimoli, emozioni e tensioni, tutti attenti e rapiti dalla magia di Silvia, che per qualche ora ci ha condotti in un mondo magico, non solo attraverso le immagini, ma soprattutto attraverso la sua personalità grintosa e fragile nello stesso momento”. Rita ha colto questo apparente ossimoro tra grinta e fragilità che caratterizza Silvia. A mio modo di vedere è proprio questa la chiave di lettura per entrare nel suo mondo. Abbiamo immaginato il suo fisico esile e al tempo stesso energico sotto il peso di uno zaino enorme affrontare le gigantesche muraglie delle Alpi: sì, perché Silvia prima di affrontare in scarpette le vie di arrampicata sportiva ha salito un gran numero di quattromila per vie alpinistiche di grande impegno. Allora eccola, minuscola e fermamente determinata, salire la ciclopica parete est del Monte Rosa. Dalle pagine del suo libro emerge la sua battaglia contro la depressione e al tempo stesso la sua calma lucida priva di ogni angoscia nei momenti difficili delle sue salite. Ancora una volta, grinta e fragilità si fronteggiano e si completano per disegnare il mondo di Silvia.
La proiezione delle foto e dei filmati ci ha tenuti incollati allo schermo. Ho temuto, poi, che l’attenzione calasse durante la successiva presentazione del libro. Il timore è durato ben poco. Le immagini erano certamente spettacolari però le parole del libro hanno esercitato ugualmente un grande fascino: senza enfasi, senza retorica, senza autocompiacimenti Silvia ha raccontato alcuni momenti della sua vita, non solo alpinistica, centrati, come dice lei, attorno ai suoi errori. Siamo rimasti ad ascoltarla. Ho avuto il piccolo privilegio di leggere il libro in anticipo, grazie al mio ruolo di bibliotecario; ho avuto modo, così, di discuterne con Silvia durante la serata, altro privilegio non da poco. Federico mi ha rivelato, poi, che mentre io parlavo Silvia annuiva come dire che concordava con me. In effetti, dopo aver letto il suo libro, mi sembrava di conoscerla da tanto tempo, di conoscere lo zio, celebre guida delle Pale di San Martino, e il nonno letterato. Merito della sua scrittura e del suo libro. La storia di Silvia raccontata in modo semplice e diretto mi è entrata nell'animo. Altro grande privilegio del mio lavoro di bibliotecario del CAI di cui sono molto soddisfatto.
Silvia è dottore di ricerca in fisica ma viene da una famiglia di grandi tradizioni umanistiche. Ha accennato a congressi di scienziati ma anche ai ricercatori letterati: che studiano versi immortali: "Silvia rimembri ancora .... di gioventù salivi?" per chiedersi se Leopardi avesse intenzionalmente chiuso il verso con quel verbo (salivi) che è anagramma del nome dell'amata (Silvia). Colto il suggerimento, i "Bartezzaghi de' noantri" si sono scatenati con gli anagrammi di Silvia Petroni: è venuto fuori un pietron salivi (Arturo) e in tre op salivi (Nazzareno). Quest'ultimo si potrebbe scrivere più correttamente in tre hop salivi ma in questo caso l'anagramma funzionerebbe solo per l'orecchio e non per l'occhio. Come direbbe Bartezzaghi, quello vero.

domenica 5 marzo 2017

Il vuoto tra gli atomi

Un nuovo libro è sempre una piccola emozione. Il vuoto tra gli atomi di Silvia Petroni, Edizioni ETS, mi è arrivato per posta, un gentile omaggio dell’editore alla nostra biblioteca: ho avuto il piccolo privilegio di riceverlo a casa e leggerlo per primo. Complice un fine settimana di brutto tempo l’ho letto in un lampo. Sì, è vero che fuori pioveva però il libro si legge facilmente e molto piacevolmente. In sette quadri Silvia Petroni ricostruisce la sua passione per la montagna, dalle vacanze di bambina in casa dei nonni alle salite di estrema difficoltà sulle Torri del Sella, passando per i giganti ghiacciati del Vallese e dell’Oberland e i dolorosi passaggi tra ortopedici e ospedali. Narra di salite di grande impegno ma il racconto non indugia mai sugli itinerari di salita e sulle difficoltà tecniche incontrate; non ricorre mai all'autocompiacimento o a quella autoironia che a volte serve a celarlo. Il racconto ruota sempre attorno alla sua persona, alla ricerca della propria identità, alle scelte di una vita che si annodano sempre con gli spazi infiniti della montagna tanto amati. Non interessa raccontare che si è arrivati in cima o dettagliare le difficoltà superate; piuttosto i sentimenti e i pensieri che ruotano vorticosamente nella mente durante le esperienze più drammatiche. 
Silvia apprende quasi per caso, in età ormai adulta, che lo zio ha il suo posto nei libri di storia, perlomeno in quelli dell’alpinismo dolomitico. Lo zio ormai vecchio e malato sarà fiero e commosso fino alle lacrime delle grandi salite della nipote. Quando si erano incontrati la prima volta, però,
lo zio le aveva chiesto innanzi tutto due cose: cosa studiasse, perché studiare sempre è la cosa più importante e se avesse letto il Deserto dei Tartari. La domanda può sembrare strana a chi non sapesse chi è lo zio: per rimediare può leggere il post qui sotto. L’alpinismo assume un senso quando si intreccia con le scelte importanti della vita. E allora “niente ha senso di per sé”, nemmeno scalare montagne “nessuna cosa ha un significato, un motivo di essere in astratto: siamo noi a dare significato alle azioni”. Per questo motivo il libro mi piaciuto.

Silvia Petroni presenterà il suo libro presso la nostra associazione, martedì 14 marzo, alle 19. Ci saranno foto e filmati delle sue scalate che saranno sicuramente avvincenti e spettacolari; però, dopo aver letto il libro, penso che ci daranno anche una misura della sua cifra umana, il vero senso di quello che fa.

Vi aspetto!